I FOCUS TEMATICI dei “table&speech” – Beni culturali: il ruolo del facility nella valorizzazione e gestione del più grande patrimonio Italiano

Il sistema dei Beni Culturali in Italia, è il più grande patrimonio culturale esistente al mondo.
Dall’indagine ISTAT 2015 emerge la seguente geografia museale:

4.762 musei e istituzioni similari, pubblici e privati, censiti, aperti al pubblico (85% musei, gallerie o collezioni; 10% monumenti e complessi monumentali; 5% aree o parchi archeologici) dei quali:
420 gestiti dallo Stato
4.342 non statali (gestiti dai Comuni o dipendenti da altri soggetti pubblici e privati)
(in termini assoluti l’Italia precede la Cina con 48 siti, e la Spagna con 44, e in termini relativi dove l’Italia conta c.ca 17 siti per 100.000 km2, contro i 12 del Regno Unito e gli 11 della Germania). Circa 110 milioni di visitatori hanno visitato nel 2015 musei o istituti similari italiani (sono stranieri il 35% dei visitatori totali (circa 39 milioni) di cui 43 milioni hanno visitato musei statali generando incassi di biglietti per 155 milioni di euro …. Ma il Louvre, da solo, ne incassa circa 100.
È vero che l’obiettivo dei siti culturali non è fare business, ma è anche vero che secondo uno studio della European House – Ambrosetti del 2010, per ogni di euro investito nel settore culturale, l’impatto (diretto, indiretto e indotto) sul sistema economico è di 2,49 euro. Un potenziale ancora inespresso: le pagine di cronaca sono pieni di notizie sulla carenza di capacità manageriali e di programmazione nella gestione dei beni culturali, sui frequenti fenomeni di incuria o degrado, che restituiscono un quadro complessivo molto critico dove l’esigenza di una piena valorizzazione e modernizzazione del sistema sembra ad oggi una necessità, più che una opportunità.

In questa direzione il MIBACT, sviluppando il concetto introdotto dalla legge Ronchey di “imprenditorializzazione del settore”, ha promosso due strategie parallele che puntano:

  1. alla valorizzazione, con politiche di partenariato pubblico-privato;
  2. alla modernizzazione ed efficientamento del settore, con processi di semplificazione delle procedure amministrativo-burocratiche, puntando all’innovazione, in senso manageriale, degli ambiti di competenze, dove la gestione integrata dei servizi esternalizzata è la soluzione da percorrere.

In questo ambito, le aziende di Facility Management, con il loro know-how gestionale, sono le uniche in grado di offrire quel supporto strategico di servizi per la gestione dei Beni Culturali, necessari per innalzare il livello di qualità dei servizi e permettere una fruizione moderna e sostenibile di questo enorme patrimonio del Paese.

Come?

Il MIBACT ha individuato diverse macro categorie di servizi di facility management:

  • Manutenzione/Conservazione dei Beni culturali;
  • Manutenzione generale (impianti, verde, immobili, strutture, ecc.)
  • Servizi di governo;
  • Formazione del personale;
  • Logistica, facchinaggio, trasporti, ecc.;
  • Pulizia e igiene ambientale
  • Assistenza tecnica alle strutture (biblioteche, achvi, portineria, front e back-office, ecc.)

Nel luglio 2015 esce la prima gara nazionale CONSIP di “Facility management e beni culturali” (per un valore di 640 milioni di euro), anche se stando all’ultimo rapporto del Cresme sul facility management in Italia, dal 2007 al 2011, i bandi che sono aumentati maggiormente sono proprio quelli legati alle attività culturali e al tempo libero. In cinque anni si è passati da 518 a 1.179 (+128%), seguiti dalla crescita dei servizi di utilities, del 70% (da 967 a 1.640). Certo, si tratta ancora di un segmento di mercato ancora di nicchia, circa 3 miliardi di euro il valore dei contratti, ma destinato a svilupparsi ulteriormente. E si moltiplicano le “best practice” di rapporto pubblico-privato in molte strutture museali del nostro paese che, mutuando esperienze straniere, vedono le imprese del facility in primo piano per la progettazione e il controllo degli impianti, risparmio e lo sviluppo delle prestazioni energetiche energetico, alla gestione degli immobili, ecc. “Siamo noi più di altri – ha dichiarato Lorenzo Mattioli – in pole position per favorire il rilancio dell’industria turistico-culturale attraverso una nuova, moderna, efficace ed efficiente gestione dei beni culturali”.

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