Welfare aziendale: una sfida per fare crescere l’industria dei Servizi Italiana (da Asim Informa)

È un onore poter dare il mio contributo anche su questo numero di Asim Informa, in concomitanza con l’evento “Il futuro della sanità integrativa in Italia”, consentendomi di portare il punto di vista come presidente di ANIP-Confindustria e della nuova squadra confindustriale CONFINDUSTRIA SERVIZI HYGIENE, CLEANING & FACILITY SERVICES, LABOUR SAFETY SOLUTIONS, ma soprattutto come vicepresidente del Fondo stesso e quindi rappresentante dell’intera compagine datoriale del settore “pulizie/multiservizi”. 

La sinergia tra gli attori del welfare e gli operatori economici deve essere la bussola che ci guida nelle nostre azioni, considerando come le aziende stiano diventando sempre più protagoniste nell’erogare servizi e prestazioni integrative nei confronti dei propri lavoratori e delle loro famiglie. 

In questi mesi di collaborazione con l’house organ del Fondo ASIM si è cercato di mettere in evidenza come il welfare aziendale sia un tema sempre più presente sui tavoli delle associazioni datoriali e delle singole imprese. Per un settore labour intensive come quello dei Servizi (che conta oltre mezzo milione di lavoratori e 53mila duecento imprese con una crescita del 3%, dati Cresme ndr) si tratta di una chiave di volta per modernizzare le imprese e valorizzare i lavoratori che, in questo comparto, presentano delle caratteristiche proprie sulle quali va costruita un’offerta di welfare che possa essere davvero efficace e puntuale. 

L’esperienza ci insegna che le azioni di assistenza rientrano appieno nelle strategie “win-win”, perché economicamente convengono sia alle imprese, sia a chi ne usufruisce: studi recenti dimostrano come l’erogazione di un servizio valga molto di più dell’aumento di salario. 

Inoltre, una politica attenta ai dipendenti migliora l’efficienza organizzativa scatenando un circolo virtuoso che, a partire dal maggiore coinvolgimento dei propri collaboratori, porta a una maggior adesione agli obiettivi aziendali. 

Prendendo spunto da un recente rilevazione del centro studi di Confindustria sulle imprese associate, occorre sottolineare come la diffusione della previdenza complementare sia arrivata al 27%, soprattutto in attuazione del contratto collettivo nazionale (24%). La diffusione sale notevolmente tra le imprese con più di 100 addetti: si arriva infatti al 76% per la sanità integrativa e al 73% per la previdenza complementare. A seguire le altre forme: buoni pasto, prestiti, auto e cellulari aziendali, bonus per l’educazione, forme di sostegno al potere di acquisto dei dipendenti. Si ferma in media al 3%, infine, la diffusione di forme di assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti, un dato che, a nostro avviso, è destinato a crescere. Come già messo in evidenza da altre indagini che hanno toccato il tema del welfare aziendale, la diffusione dello strumento sembra essere particolarmente influenzata da alcune specifiche variabili. 

Secondo gli studi citati, infatti, la presenza di prestazioni di welfare – specialmente attraverso la contrattazione aziendale – è fortemente condizionata dalle dimensioni di un’azienda. 

Come rappresentante di un’associazione di imprese ed esponente del Fondo ASIM, dunque, ritengo sia importante rimarcare questi dati, ancor più per un comparto labour intensive, che negli anni ha saputo tracciare una fotografia precisa della propria platea di riferimento (costituita per il 94% dal ruolo di “operaio”) e delle specifiche esigenze dei propri addetti. 

Vorrei rimarcare come molte delle nostre imprese siano diventate, negli anni, esempio virtuoso nel campo della sussidiarietà con un crescente grado di soddisfazione dei propri collaboratori. Potenziare il welfare è di vitale importanza: il capitale umano deve essere valorizzato, messo in condizione di poter coniugare la vita lavorativa con quella familiare, ancor più se pensiamo all’enorme numero di donne presenti nel comparto. Più in generale, potenziare forme premiali e di aiuto rappresenta una sfida che le imprese – in particolare quelle ad alto tasso di manodopera – devono abbracciare e rafforzare. 

In uno scenario caratterizzato da un utilizzo sempre più massiccio della tecnologia, occorre anche scommettere su nuove forme di lavoro: lo “smart working” è una di queste, andando incontro alla necessità delle famiglie e alla crescente domanda di flessibilità pur rimanendo nel novero di un rapporto di lavoro stabile. 

Queste riflessioni dovrebbero stimolare tutti noi a un cambiamento nelle relazioni e nei rapporti sindacali – industriali o istituzionali – invitando organismi come il Fondo ASIM a una collaborazione con soggetti complementari (imprenditoriali e consulenziali) che oggi offrono e ampliano la gamma di servizi progettati per le aziende di concerto con i lavoratori e le imprese stesse. Questa, oggi, è una strada da percorrere, visto che le innovazioni che non arrivano dall’alto, prima o poi nascono e si diffondono ai livelli superiori proprio partendo dal basso, dove si riesce meglio a intercettare le esigenze dei fruitori dei “prodotti” di welfare. Siamo nell’epoca dei cosiddetti flexible benefit: un vero e proprio carrello della spesa per i lavoratori, un paniere di beni e servizi inseriti in un budget (che è parte del reddito, ma “esentasse”) non soggetto a ulteriori aggravi previdenziali da parte delle imprese. Incentivi complementari al welfare aziendale più tradizionale, 

quello che per noi continua e continuerà ad avere un ruolo fondamentale, ma che guardando a questi nuovi strumenti dovrà rinnovarsi per rispondere alle esigenze di imprese e lavoratori. 

Consentitemi un’ultima riflessione in merito allo sviluppo del nostro settore: occorre fortificare e sempre più diffondere e ampliare la cultura del welfare aziendale. Il nostro ruolo sarà quello di creare nuove condizioni di un welfare complementare che sia facilmente accessibile e che non aumenti le disuguaglianze già presenti nel mondo del lavoro, che implementi innanzitutto la previdenza ed estenda alla famiglia del lavoratore una gamma di servizi a protezione. Una progressività prevista senza penalizzare nessuno: che consenta ad aziende e lavoratori di compensare e reagire alle inevitabili oscillazioni del mercato. L’industria dei Servizi ha davanti grandi prospettive e allo stesso tempo può fare molto per i propri lavoratori. 

Siamo un settore a forte impatto sociale, poiché la gran parte del lavoro è a forte intensità di manodopera: perciò, gli strumenti e i dispositivi a tutela del lavoratore e della sua salute come quelli istituiti con il Fondo sull’assistenza sanitaria integrativa, sono importantissimi e vanno potenziati. 

LORENZO MATTIOLI, Vice presidente Fondo ASIM

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *