Centro Studi Confindustria e Istat vedono la ripresa: il comparto dei servizi elemento importante per la crescita e per l’occupazione.

Il trend positivo dei dati conferma che la ripresa economica è avviata: questa la sintesi della presentazione dei dati contenuti nel rapporto Scenari Economici di Confidustria illustrati dal Direttore del CSC  Luca Paolazzi nell’incontro svoltosi presso la sala Pininfarina di via dell’Astronomia lo scorso 14 settembre a Roma alla presenza del presidente degli industriali Vincenzo Boccia e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il rapporto delinea un complessivo andamento «molto favorevole», con un ritocco all’insù delle stime del Pil italiano. Si ipotizza un +1,5% nel 2017 e +1,3% nel 2018, rispetto al +1,3% e +1,1 diffuso tre mesi fa, grazie al tono elevato degli indicatori qualitativi. A fine 2018 il Pil recupererà il terreno perduto con la seconda recessione (2011-13), ma sarà ancora del 4,7% inferiore al massimo toccato nel 2008. Crescono le esportazioni mentre  il made in Italy continua a guadagnare quote di mercato; anche gli investimenti mostrano un sensibile dinamismo.

Nello scenario del CSC si fa anche riferimento al debito pubblico che «inizia a ripiegare in rapporto al Pil  nel 2018 per la prima volta dal 2007». Per mantenere la fiducia degli investitori «è fondamentlae che l’Italia incanali il debito pubblico in modo permanente sul sentiero del rientro».

questa la presentazione completa del rapporto CSC

Anche il ministro dell’Economia Padoan è parso sollevato dalla prospettiva di un ritorno alla normalità  emerso dal rapporto del Centro studi definendolo «molto analitico, molto utile», lanciando però un importante ammonimento: «La normalità – ha detto Padoan-  nasconde però un rischio: della acquiescenza e del pensare che il più sia stato fatto e che l’economia stia tornando alla pre-crisi come se quasi nulla fosse successo. Questo è il rischio più grave».

l presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha sottolineato che «quello che vediamo oggi è frutto di strumenti di politica economica che questo Governo ed il precedente hanno realizzato: Jobs Act e Industria 4.0. Strumenti selettivi che abbiamo condiviso, un paradigma di pensiero diverso», in un contesto di «sentiero stretto: poche risorse e bisogna usarle al meglio».

Industriali e Governo, dice ancora Boccia, hanno »condiviso una linea molto chiara: per la prima volta nella storia recente del Paese è stata definita una rotta per dove deve andare l’industria, ponendo la questione industriale come centrale e strategica per il Paese». I timori degli industriali sono anche in vista della prossima tornata elettorale: «Si pone un problema di stabilita’ e governabilità del Paese».

In questo panorama emerge chiaramente  un rovescio della medaglia e riguarda il mercato del lavoro: se la disoccupazione è ai minimi rispetto alla primavera 2008, avendo recuperato più di un milione di posti di lavoro, ci sono 7,7 milioni di italiani che, in tutto o in parte, non hanno un lavoro. Tallone d’Achille è il segmento dei giovani, portati sempre più ad andare via dall’Italia con effetti importanti – e negativi- sul sistema Paese. Come ha sottolineato Boccia: «La fuga dei giovani costa l’1% del Pil (14 miliardi di euro, ndr)». Com’ è noto, proprio da Confindustira è partita nei giorni scorsi la proposta di un piano di inclusione a favore dei giovani.

Estrapolando alcuni dati del rapporto pubblicato dal Centro studi di viale dell’Astronomia, gli operatori economici dell’industria dei Servizi possono trarre qualche utile spunto di riflessione per delineare scenari futuri per  un settore che, certamente, si interconnette con altri poiché caratterizzato da enorme versatilità e trasversalità.

Gli indicatori «qualitativi» delineano una chiara fiducia del comparto manifatturiero ed anche per il settore delle costruzioni che però, passando al vaglio dei dati reali  sulla produzione, fa registrate un calo che lascia il settore  ai minimi registrati nel 2015, oltre il 40% in meno rispetto ai livelli pre-crisi e una ottima performance dei servizi che nel trend eguaglia la prestazione del manifatturiero.

Merita una riflessione in più il settore dei servizi, la cui crescita ha un indubbio valore nella ripresa e nel rilancio del Paese, e molto più che in passato, come ben precisa il CSC nella rilevazione diffusa a settembre 2017 sull’aumento del Pil: «Si conferma un’accelerazione dei mesi estivi (+0,5%) in forza di un apporto positivo dell’industria e dei servizi grazie anche alle informazioni relative ad una stagione turistica molto buona».

Anche l’Istat, che ha emanato le proprie rilevazioni sul mercato del lavoro lo scorso 12 settembre, corrobora quanto emerso dalle analisi confindustriali.

Scrive l’Istat: «Dal lato delle imprese, si confermano i segnali di crescita congiunturale della domanda di lavoro, con un aumento delle posizioni lavorative dipendenti pari all’1,1% sul trimestre precedente, sintesi della crescita sia dell’industria sia dei servizi».

E inoltre «Dal lato dell’offerta di lavoro, nel secondo trimestre del 2017 l’occupazione presenta una nuova crescita congiunturale (+78 mila, +0,3%) dovuta all’ulteriore aumento dei dipendenti (+149 mila, +0,9%), in oltre otto casi su dieci a termine (+123 mila, +4,8%). I dati mensili più recenti (luglio 2017) mostrano, al netto della stagionalità, un aumento degli occupati (+0,3% rispetto a giugno, corrispondente a +59 mila unità), che riguarda sia i dipendenti sia gli indipendenti». Altro dato importante, è quello sull’incremento dell’occupazione, secondo l’Istat, più «intensa per le donne».

Riteniamo questi elementi particolarmente interessanti per avviare una riflessione che possa coinvolgere ANIP – Confindustria e tutti i settori ad essa contigui: l’industria dei Servizi ha grandi prospettive di crescita se saprà interfacciarsi con tutti gli attori dell’economia nazionale e internazionale, se saprà innovarsi per affrontare il mercato con un forte gradiente innovativo. Le proposte ed il sostengo a politiche del lavoro più moderne e flessibili ( vedi il Jobs Act) stanno dando ragione: l’incremento del lavoro femminile, elemento sensibile del comparto del Facility Management, è uno degli elementi che ci spinge ad elaborare e caldeggiare soluzioni innovative in grado di incidere positivamente sulle famiglie e sulle performance di aziende che, quanto meglio operano, tanto più favoriscono e rendono sicura la vita della collettività.

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