L’internalizzazione dei servizi scolastici sta mostrando tutte le lacune. Stipendi dimezzati e adesso anche i plessi da sanificare. Nostro allarme inascoltato

L’ultima protesta arriva da Lecce, dove i lavoratori sino a febbraio scorso impegnati nelle ditte appaltatrici dei servizi di pulizia scolastica (sono 800 gli interessati) hanno manifestato in prefettura per il dimezzamento degli stipendi derivante dall’internalizzazione. Procedura che, forse tardivamente, solo oggi viene da più parti tacciata di illegittimità. Come associazione datoriale, da mesi lanciavamo inascoltati l’allarme elencando i rischi e le zone d’ombra che puntualmente si sono verificati. Nella conferenza stampa di marzo scorso abbiamo messo l’accento su quella operazione confusa, irrazionale, e che danneggiava tutti, generando la perdita di 5mila posti di lavoro, ovvero circa un terzo dei 16mila lavoratori occupati nella pulizia e il decoro. Abbiamo fatto appello al ministro Azzolina che non ci ha mai risposto: abbiamo fatto luce sui costi necessari per sanificare le scuole (100 milioni di euro) dando modo al Governo di non farsi trovare impreparato alla ripartenza di Settembre. Restiamo invece molto delusi per l’atteggiamento del ministro con cui abbiamo tentato di dialogare in mille modi, spiegando che la qualità dei Servizi, e la sicurezza dei lavoratori, può essere meglio garantita dalle imprese che hanno competenze e know how per farlo. Apprendiamo inoltre che il personale Ata dovrà, molto probabilmente, occuparsi di sanificare le scuole previa adeguata formazione. Un altro macigno si appresta a cadere sui presidi e sul personale ausiliario, altri costi che, questa internalizzazione ha fatto lievitare mentre prometteva efficienza e risparmi.  Lo dichiara Lorenzo Mattioli, presidente di ANIP-Confindustria, associazione nazionale imprese di pulizia e servizi integrati di Confindustria.

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