Multiservizi, un comparto variegato che vede crescere dipendenti e volumi d’affari

Di seguito il testo dell’intervista a Lorenzo Mattioli, presidente di ANIP-Confindustria, pubblicata sulla rivista specialistica ‘Pulizia industriale e sanificazione’

Qual è attualmente in Italia la situazione per quanto concerne le imprese multi servizi? Il settore gode di un buon stato di salute?

Il mondo dei Servizi è vastissimo ed estremamente variegato. Per sua natura ‘anticiclico’, vede crescere occupati e volume d’affari anche quando gli altri settori economici tendono a stagnare. Riteniamo, anche in questa fase di recessione in Italia, che le aziende ad alta intensità di manodopera possano offrire enorme contributo alla crescita del Paese poichè offrono servizi imprescindibili per la qualità della vita di ogni cittadino e per le imprese stesse, aiutandole a crescere, svilupparsi e ad efficientare le proprie risorse.

Possiamo brevemente descrivere le caratteristiche principali di queste imprese, le loro dimensioni e i settori di espansione dei servizi da esse offerti? 

Innanzitutto occorre fornire un inquadramento generale del mondo legato ai Servizi. Stando ai dati sul rapporto Competitività dell’Istat appena pubblicato, le imprese dei servizi nel complesso contato 10,8 milioni di addetti, e di questi oltre 7 milioni sono ‘dipendenti’ (circa il 65%). Nello specifico, il facility management e i servizi integrati partecipano con circa 135 miliardi di euro allo sviluppo del Paese. Un spazio che è destinato a crescere di pari passo all’evoluzione delle imprese che, dai servizi storicamente erogati (pulizia, ristorazione collettiva, portierato e guardiania, verde pubblico, igiene ospedaliera, servizi alle scuole, etc.) si stanno caratterizzando per un approccio multi-servizio con uno sguardo sempre più attento all’innovazione dal punto di vista professionale, delle procedure e dei prodotti. Non più solo ‘cleaning’; oggi le imprese guardano a nuove opportunità di gestione complessiva di immobili e spazi urbani con uno sguardo attento all’efficienza. Grazie all’outsourcing sempre più praticato, le nostre aziende stanno acquisendo un vastissimo know how che potremmo definire ‘globale’: abbiamo imprese che si occupano di recapito e consegna postale, archiviazione, di servizi museali, di cura alla persona. Chi è meglio attrezzato, sotto il profilo manageriale e della forza lavoro, tende sempre più a diversificare.

Che ruolo svolge ANIP-Confinfustria in tale direzione e quali progetti sta portando avanti per contribuire allo sviluppo delle imprese del settore?

Anip-Confindustria opera a più livelli: lo sforzo della mia presidenza è partito dalla necessità di fare emergere il settore che, nell’opinione pubblica e – purtroppo- anche per i policy maker, viene considerato come un settore economico di serie B. Attraverso l’evento ‘LIFE’ (Labour intensive Facility Event) raccontiamo il settore e tracciamo nuove idee di sviluppo dando identità e dignità ad aziende e lavoratori che costituiscono la filiera del facility. Credo che, in questi ultimi tempi, la voce di ANIP-Confindustria si sia rafforzata grazie ad uno sforzo costante dei nostri organismi di rappresentanza che costantemente interloquiscono con le istituzioni e con gli steakholder di livello nazionale ed europeo. ANIP vuole sostenere le imprese nell’innovazione, anche culturale, che vede nei servizi un comparto chiave per il Paese.

Quale supporto offre oggi ANIP alle imprese votate all’innovazione e alla qualità dei servizi?

L’impegno a favore delle imprese si traduce in tanti modi: rappresentando la parte ‘datoriale’, soprattutto per ciò che attiene il CCNL Multiservizi, cerchiamo di far incontrare le nostre aziende con i migliori partner in grado di farle crescere. Stiamo stringendo forti collaborazioni per far crescere l’e-procurement e spingere sempre più le imprese a scommettere sui big data e il digitale. Partecipando, poi, al board della EFCI (l’European Cleaning and Facility Industry che raccoglie le associazioni omologhe ad ANIP) riportiamo alle nostre aziende le ultime novità che il settore vive e promuove a livello europeo.

Il mercato italiano (privato e pubblico) sta recependo le vostre proposte?

Sì, il mercato privato in particolare è sempre più attento. Sul fronte pubblico siamo molto stretti da regole che definirei poco chiare, che anziché far decollare il mercato spesso lo bloccano, ne è un esempio la perenne riforma del codice degli appalti dove la differenza tra i lavori e i servizi non è per nulla evidenziata.

Attualmente quali sono i principali problemi sul fronte contrattuale, normativo e istituzionale di cui vi state occupando? Possiamo prenderli brevemente in esame?

Il nostro approccio è sempre globale: per questo sono da sempre fautore di una legge quadro sui Servizi che renda il settore riconoscibile e lo tuteli in una cornice di norme certe. Spesso le problematiche sono interconnesse e se un Paese non si rende conto dell’importanza dell’industria dei Servizi, ogni sforzo sul fronte contrattuale e normativo non sarà mai adeguato.

In particolare, per quanto riguarda l’ennesima annunciata riforma del Codice degli Appalti e il decreto sblocca cantieri: quali sono le vostre preoccupazioni, specialmente in relazione al settore che investe anche le pulizie?

Nelle more dell’ennesima riforma del Codice appalti non nascondiamo di essere preoccupati e di voler fare appello anche al presidente della Repubblica se sarà necessario. Occorre capire che esiste una netta distinzione tra appalti per lavori e appalti per servizi, una differenza sostanziale che non viene ancora compresa e che porterà, se non recepita, a un imbarbarimento del mercato attraverso offerte di gara sempre più basse. Siamo convinti che occorra evitare l’aggiudicazione di un appalto di servizi ad alta intensità di manodopera con il criterio del ‘miglior prezzo’, a meno che tale scelta sia ininfluente sulla qualità delle prestazioni oggetto di affidamento. Da anni aspettiamo regole certe per operare in un mercato che vorremmo competitivo con quello di altri paesi europei, invece assistiamo all’ennesimo rinvio alle norme attuative di questa riforma, trovandoci cosi in uno stato di incertezza che, temiamo, possa durare per un tempo indefinito.

 

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